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Recensione di La Canzone di Renata

di Camilla Marinoni

Readingwithlove editore

pp 207

Clematis è il fiore di Bach che meglio rappresenta l’autrice: una donna che ama viaggiare nelle pieghe dei sentimenti e nelle difficoltà che una donna deve affrontare ogni qualvolta le vicissitudini della vita la schiacciano a terra. In questo terzo romanzo la protagonista, Renata Tebaldi, ha avuto la forza di rialzarsi, di riprendere in mano la sua vita e andare oltre, non senza fatica, dubbi e titubanze.

Renata vive a Casoretto, un quartiere nella zona est di Milano. Ha circa cinquant’anni, gestisce l’unica erboristeria del luogo. I suoi clienti si rivolgono a lei con fiducia, sanno con quale cura sceglie i prodotti che vende. È arrivata trent’anni prima dopo essere scappata da un fidanzato violento e possessivo. Sola e senza alcun impiego né esperienza si era rifugiata in un albergo di terz’ordine passando le giornate a rispondere agli annunci di lavoro collezionando una quantità di no, alcuni gentili altri dispiaciuti, ma molti secchi e irremovibili.

La svolta fu l’ingresso nell’erboristeria di proprietà di Ines e Geremia: loro cercavano una commessa e lei un lavoro. Renata non era proprio la persona che stavano cercando: sarebbe bastato un no secco, sicuro, senza dubbi, titubanze e debolezze. Lo sguardo di Geremia si era soffermato sulla giovane nel suo triste vestito. Somigliava a un piccolo fiore di campo, nasce ovunque, nelle crepe dell’asfalto, nelle avversità e resiste: la sua fragilità è solo apparenza.

Tra le pagine di questo romanzo ci sono molti spunti narrativi: ve ne accenno alcuni.

I nuovi inizi cominciano quando salutiamo il passato, lo ringraziamo per il tempo trascorso insieme, lo abbracciamo e lo lasciamo andare via.

I sogni sono progetti ancora molto nebulosi, viaggiano nel vento e qualche volta cambiano destinatario, ma la loro voce sussurra all’anima di quel vecchio progetto che ti sta aspettando.

Renata Tebaldi porta lo stesso nome della cantante lirica la cui vita è stata pubblicata nell’autobiografia che Geremia le aveva regalato quando era stata ricoverata in ospedale, anche la sua omonima aveva avuto una vita non facile fatta di cadute e di nuovi inizi.

Anni dopo la incontra per caso ai Gardini della Guastalla, parlano per pochi minuti sedute sulla panchina all’ombra di un albero. In quell’occasione la cantante lirica regala a Renata una sua foto con dedica che i clienti sono abituati a vederla appesa sopra la cassa:

“Alla mia giovane e bella omonima,

che sia sempre protagonista della sua vita

con affetto,

Renata Tebaldi”

 

Lunedì l’erboristeria è chiusa al pubblico e Renata ne approfitta per controllare ordini e contabilità mentre Lupa sonnecchia sul suo cuscino.

Il suono della campanella sopra la porta annuncia l’ingresso di Mafalda, donna dal carattere tossico a cui paga l’affitto del negozio. Quel giorno con lo sguardo più velenoso ed esaltato del solito era entrata per verificare se il postino le avesse già recapitato la lettera di sfratto. Dovrà lasciarlo; dopo trent’anni di presenza nel quartiere dovrà dire addio a quella vita, ai suoi clienti: è di nuovo senza prospettive.

L’aspetto più triste sarà dirlo a Ines e Geremia, ma questa volta non è sola, accanto a lei c’è Beppe e forse un’ipotesi di futuro.

Le paure che pensava di avere superato tornano a tormentare le sue notti; lo spirito della lupa grigia dei suoi sogni di bambina premeva per uscire, aveva sfoderato gli artigli voleva tornare a correre libera nella foresta incontaminata. Come fare?

Renata volge lo sguardo alla foto autografata appesa sopra la cassa: è da tempo che non le rivolgeva questa domanda. Ma qual è la risposta giusta? Forse quella che le suggeriva che fosse giunto il momento di reinventarsi, avrebbe preso per mano quel progetto dimenticato nel passato e ne avrebbe fatto il suo futuro.

Riconoscere una porta che si chiude.

Trovarne un’altra che si apre.