Il mondo degli odori è misterioso, magnifico ed evanescente, un piacere che contiene anche un po’ di languore: la contemporanea soddisfazione sensoriale e la consapevolezza della sua caducità. Eppure, in qualche modo, è uno stimolo continuo a stare nel presente, a godere del momento di bellezza che si sta vivendo. E questo, secondo molte filosofie spirituali, è il segreto della felicità.
D - Chi è Roberta Deiana?
R - Sono una persona innamorata del potere straordinario delle parole, della bellezza di un aggettivo giusto al posto giusto, ma anche della ricchezza sensoriale del mondo che ci circonda e della sfida di raccontarlo attraverso il linguaggio.
D - Un Atlante degli odori ritrovati è un viaggio, non solo olfattivo ma soprattutto esperienziale, legato ai ricordi; com’è nata l’idea di questo libro?
R - Da tempo desideravo mettere per iscritto tutta una serie di piccole grandi scoperte che avevo fatto soprattutto sul rapporto tra gusto e olfatto, scoperte che mi hanno letteralmente aperto dei mondi, fatto cambiare punti di vista e fatto innamorare irrimediabilmente del mistero dell’olfatto.
D - L’olfatto è un organo particolare raccoglie odori e restituisce ricordi, storie, immagini. Un organo potente anche se difficile da raccontare. Una quantità di parole molto limitate. Cosa ne pensa?
R - Trovo che in questo limite stia la complessità che è anche un’opportunità di bellezza: è vero, mancano le parole, ma questo ci permette di inventarci similitudini, metafore, sinestesie e tanto altro per rievocare questi odori, quando non abbiamo le parole per descriverli.
D - Gli odori esperienziali… Ci racconta di più?
R - Gli odori sono sempre esperienziali, perché sono il segnalibro di un qualcosa che abbiamo già vissuto, con annesse le emozioni che abbiamo associato loro. È questo che li rende così sfuggenti e familiari, così inafferrabili e vicini.
D - I Nasi e la loro visione: un intero capitolo fatto d’interviste. Le domando se la soggettività è l’unica dea, oppure?
R - Al contrario: trovo che sia bello e interessante provare a vedere le cose da tanti punti di vista, provando a guardare con gli occhi degli altri. È impegnativo, ma molto istruttivo.
D - A me sono piaciuti molto gli odori del whisky, del tabacco, dei libri, del fiume. Sono stralci di storia che mi appartengono, lei a quali odori è più legata?
R - Ho amato tutti gli odori di questo libro, ma, se devo sceglierne qualcuno, scelgo il gin, lo champagne, il rossetto e i libri.
D - Il suo libro è una miniera d’informazioni ha una ricca bibliografia, ci sono interviste, un glossario, profumi e letteratura, riviste. Un lavoro molto generoso quanto tempo ha impiegato e quanto materiale ha dovuto, suo malgrado, lasciare fuori?
R - In effetti la ricerca che c’è dietro è molto ampia, un buon anno e mezzo di lavoro, e almeno un terzo del materiale non è entrato nella stesura finale. Molti dei profumi li conoscevo già, per fortuna, ma mettere assieme tutti i tasselli è stato un lungo lavoro di pazienza e amore.
D - Ci spiega questa affermazione: Gli odori sono filosofici, e come ogni buon filosofo, pericolosi perché pongono dubbi e domande. È davvero così?
R - Per la mia esperienza sì. Tutti questi odori mi hanno fatto capire meglio dei pezzi di realtà, aiutato a vedere più chiaramente cose che davo per scontato e anche, in qualche caso a scalzare delle convinzioni o a riconoscerle in me. Credo che l’esercizio del pensiero che impone la filosofia abbia proprio questo fine ultimo: conoscere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.
D - Progetti per il futuro?
R - Per ora vorrei portare in giro questo nuovo libro, con un po’ di presentazioni nella penisola: vediamo se sarà possibile. E poi, ovviamente, ho già ripreso a fare ricerca per una nuova idea che ho in testa.
Grazie per avere risposto a queste domande.
Grazie a lei!