Il Viaggio
D - Se Maddalena può vivere la sua vita è solo grazie alle scelte di Vanna. Questo è un punto fondamentale che approfondirei dalla prossima domanda perché prima vorrei che tu mi raccontassi com'è nato questo romanzo?
R - Il personaggio di Vanna è nato tantissimi anni fa da una bozza di idea per un racconto pensato per un concorso letterario, a cui ho partecipato poi con un altro racconto. È rimasto lì. Ogni tanto aggiungevo qualcosa. Poi qualche anno fa mi è venuta l’idea di trasformarlo in un romanzo. La prima stesura terminava però con il suo suicidio. Non ero convinta. Un giorno la folgorazione: se Vanna non muore e invece scappa di casa? È nata in questo modo Maddalena.
D – Dicevamo, Vanna è una donna con una normalissima vita fatta di lavoro, rientro a casa e tantissime letture, se non fosse che il lavoro non le piace, non si trova bene con le colleghe, a casa la madre non fa altro che ridurre a zero la sua autostima e la lettura è un piacere così grande tanto da rischiare di rimanere bloccata tra le pagine di quei libri. È davvero così pesante la vita di Vanna?
R - Anche se un’altra persona potrebbe pensare che c’è di peggio e che Vanna non dovrebbe lamentarsi, lei percepisce la propria esistenza in questo modo. Le va stretta, ha bisogno di altro. Non è la vita per cui è nata, ma è quella che gli è stata imposta e che lei ha accettato passivamente. Anche il lavoro più bello di questo mondo ci può pesare, se non è quello che vogliamo fare.
D – Arturo è il custode delle chiavi e dei luoghi di quella biblioteca comunale che Vanna frequenta una volta alla settimana. Vi entra e rimane fino all'ora di chiusura girando tra gli scaffali, apre i libri a sentimento, legge qualche frase, chiacchiera con Gigi: un senza tetto autoproclamatosi factotum e parla di libri con Arturo: il responsabile della sezione ragazzi. Un rapporto legato alla vita nei romanzi, mentre le altre, quelle che si svolgono fuori dalle pagine stampate, sono rigorosamente bandite per noia. Chi è Arturo?
R - Arturo, come hai scritto, è il custode di un mondo a cui Vanna sente di appartenere. È una persona gentile, con cui lei si sente in sintonia. Le tiene da parte, quasi ospite privilegiata, libri e quindi mondi nuovi da scoprire.
Arturo è anche uno spiraglio su un mondo differente da quello che lei conosce, quello della gente senza nome e casa.
[…] Ne ero attratta. Anche se la mia condizione all'apparenza era diversa dalla loro, anch'io sentivo di appartenere a quel mondo d’invisibili.
Mi nascondevo dietro gli scaffali e li osservavo, cercando di leggere la loro storia attraverso gli occhi tristi, le rughe molteplici dei loro volti o gli abiti dimessi.
Ero affascinata da questi universi paralleli sconosciuti. Ci incrociavamo, sfioravamo, ma senza mai toccarci. […]
D – Vanna è affezionata alla nonna molto più che alla madre. Nonna e nipote hanno un legame profondo che va al di là dei sentimenti: una intesa che accompagnerà Vanna ovunque vorrà andare, qualunque decisione vorrà prendere… e un mazzo di tarocchi. Gli Arcani Maggiori, che Vanna conserva in una scatola di latta dove suo padre teneva i sigari amorevolmente avvolti in un fazzoletto di pizzo con le iniziali della nonna. Quali tarocchi? Come li ha avuti la nonna? La lettura dei tarocchi è solo frutto di un talento innato o si può imparare?
R - Non importa quale sia il mazzo della nonna e come li abbia ricevuti. Se li ha ereditati da una sua ava, oppure li ha acquistati in un mercatino. Ora appartengono a Vanna.
Il mio mazzo di tarocchi ha attirato il mio sguardo più di trent'anni fa da una polverosa vetrina di un tabaccaio. Mi aspettavano quando passavo davanti. Alla fine li ho acquistati, anche se all'epoca non li sapevo ancora leggere. Da allora mi seguono, anche se ho diversi altri mazzi acquistati in giro per l’Europa.
La nonna ha insegnato a Vanna a interpretarli, raccontandole delle storie che avevano come protagonisti i singoli Arcani. Un po’ come faccio io quando tengo i miei corsi sui Tarocchi, racconto una storia che ha le carte come protagoniste.
Tutti possono imparare a leggere gli Arcani Maggiori, basta lasciare andare la ragione e utilizzare l’istinto innato che appartiene a tutti noi. I Tarocchi sono come un libro di sole immagini e possono raccontare infinite storie. Come dimostra il romanzo di Calvino “Il castello dei destini incrociati”
D – Agata consegna a Vanna una boccettina di fiori di Bach appositamente scelti per lei, sono tre: Mimulus, Larch e Gentian. So che tu sei una consulente di Fiori di Bach. Cosa sono i fiori di Bach e come ti sei avvicinata a loro?
R - I Fiori di Bach sono una “terapia vibrazionale” messa a punto dal dr. Edward Bach nella prima metà del secolo scorso. Egli scoprì le proprietà terapeutiche di 37 tra fiori e piante spontanee, che crescevano libere nella natura incontaminata, più l’acqua di una fonte sorgiva. Questo sistema mira a riportare le emozioni negative in positive.
Ai Fiori di Bach ci sono arrivata per caso nel 2003. Lavoravo partime in una erboristeria. Un giorno ho rischiato di finire sotto un camion. Sono arrivata in negozio sotto shock, la titolare mi dato del Rescue Remedy, il rimedio d’emergenza. Dopo cinque minuti stavo bene. Mi ha colpito la velocità di ripresa dovuta a quattro gocce di Rescue. Ne ho voluto sapere di più, così mi sono iscritta a un corso base. E da allora non li ho più abbandonati.
D – Vanna ora si trova davanti all'ennesima giornata storta, ai problemi che le annebbiano la testa. Esce di casa e invece di andare al lavoro prende un’altra direzione. Va a trovare la nonna in casa di riposo. L’unica vera confidente di Vanna: solo a lei ha sempre raccontato tutto e chiesto consigli. Quel giorno non fa eccezione. La nonna mescola le carte dei tarocchi e ne cala sette sul tavolo. Un responso non del tutto chiaro mentre le giornate corrono verso il baratro. Che fare?
R - Le carte possono fare chiarezza in un momento di confusione interiore, a e volte possono suggerirci quale strada intraprendere. Ma poi sta a noi scegliere se seguire il loro consiglio. Io non credo che il nostro futuro sia determinato. Possediamo il libero arbitrio per scegliere. La nonna le suggerisce di scrivere su un foglio le carte estratte, vista la confusione di Vanna nell'interpretarle. Il significato arriverà in un secondo momento. Così infatti avviene.
Quando tengo i laboratori, do lo stesso suggerimento alle partecipanti, scrivere le carte estratte e tenerle poi con sé. Il suggerimento arriverà quando meno ce lo si aspetta.
D – È obbligatorio mollare tutto e andarsene lontano o si può cambiare la propria vita anche restando? Il cambiamento radicale è un atto di coraggio verso sé stessi, è prendere coscienza che se la nostra vita così com'è non fa per noi dobbiamo darci da fare, dobbiamo essere protagonisti del nostro cambiamento, ma la paura attanaglia anche i cuori più impavidi e allora come fare?
R - Non è obbligatorio andarsene via e mollare tutto. Io ho cambiato radicalmente la mia vita rimanendo a Milano. Farlo è di sicuro un atto di coraggio estremo. Spesso rimanere può essere più difficile che partire. Le persone che ti stanno intorno continuano a ripeterti che stai sbagliando. “Che cosa ti manca dalla vita precedente per buttare tutto all'aria?”
Forse il modo di spiegare cosa si prova, sono i pensieri di Vanna quando si ritrova in treno da sola, senza nessuna destinazione:
[…] Avevo abbandonato tutto in un momento di follia, per andare verso che cosa?
Non era forse meglio rimanere in una vita che conoscevo già, anche se non era granché, piuttosto che andare verso l’ignoto?
Cosa mi era passato per la testa? Non ero un’avventuriera, solo una donna qualunque che non era mai uscita dai confini del suo quartiere. […]
Quello che si prova non è semplicemente paura, è il terrore di cambiare radicalmente la propria vita. Si va incontro a qualcosa che non si conosce. È più semplice rimanere nella propria dimensione quotidiana, anche se non piace. Però la si conosce. Penso che per fare un cambiamento radicale, c’è bisogno di entrare in crisi. Mi piace questa parola, deriva dal greco Krisis, che significa trasformazione, cambiamento.
Personalmente penso che ne valga sempre la pena.
D – Leo vive con la moglie, ma ama Zoe: almeno così sostiene. È una situazione che non soddisfa né la moglie e né l’amante: entrambe vorrebbero averne l’esclusiva, ma l’uomo non si decide. È una situazione di stallo che potrebbe protrarsi a lungo. Lasciare la moglie per trasferirsi dall'amante; lasciare l’amante per dedicarsi solo alla moglie, andarsene con una terza donna? Tutte queste opzioni richiedono scelte difficili, ma necessarie. Leo non è in grado, non se la sente, non vuole. Racconta bugie e mezze verità, mentre i giorni scorrono sul calendario in attesa che qualcun altro decida per lui. Amare l’uomo di un’altra donna, esserne l’amante e sperare di fargli cambiare strada può essere un abbaglio, un viaggio in un labirinto senza uscita.
Queste storie sono tutte destinate a finire male?
R - Il loro amore è reale e puro. Nella realtà di storie del genere finite bene ne ho sentite tante. Una storia d’amore può finire. Si deve avere il coraggio di accettarlo e andare oltre. Leo ha alle spalle una infanzia infelice con una madre vagabonda e un padre sconosciuto, mentre con la moglie aveva trovato stabilità, se non amore. Non ha avuto il coraggio di lasciare tutto quello che aveva conquistato per ricominciare una nuova vita con Zoe. In questa sua scelta, ha perso definitivamente Zoe, l’amore della sua vita.
D – Ci sono persone che fanno un breve tratto insieme a noi, appaiono quando ne abbiamo bisogno e poi in un modo o nell'altro se ne vanno per la loro strada. È inevitabile volere loro bene, ci hanno teso una mano quando eravamo a terra. Chi sono queste persone?
R - A me spesso è capitato di incontrare una persona in un momento critico della mia vita che con un gesto o una parola mi ha risollevato e infuso coraggio per andare avanti. Poi queste persone sono sparite dalla mia strada, ma non dal mio cuore. Ma penso che sia capitato a tutti.
Può essere una persona incontrata per strada o su un treno, come nel caso di Vanna. Fanno un particolare gesto o sorriso, oppure scambiamo con noi qualche parola, e qualcosa ci scatta dentro, ridonandoci la voglia di andare avanti.
Io li definisco Angeli in terra.
D – Quali sono i tuoi progetti futuri?
R - Ho appena finito un secondo romanzo. Racconta la storia vera di una mia lontana parente. L’ho incontrata una volta sola quando ero bambina nel manicomio S. Martino di Como. Ma i suoi occhi mi sono rimasti dentro e mi hanno seguita fino a che non ho scritto la sua storia.
Una leggenda di famiglia narrava che fosse stata ricoverata in manicomio per un amore sbagliato. Da lì non è più uscita.
Per tre anni ho fatto ricerche su di lei e sull'uomo di cui era innamorata. Di lei sapevo sono il nome e il grado di parentela. Di lui nulla, nemmeno se era esistito realmente.
Ho ricostruito infine la loro storia.
Al momento lo sto presentando a un numero considerevole di case editrici. Non mi resta che incrociare le dita e sperare che qualcuna di queste sia interessata a pubblicarla.
Siamo in periodo Covid19, quindi sto proponendo i miei corsi dedicati ai Fiori di Bach e ai Tarocchi su Skype.
È un modo diverso di lavorare, ognuno nella propria casa, ma proprio per questo li trovo più coinvolgenti.
Ringrazio l’autrice per avere risposto alle domande.
Grazie a te per la bella intervista.