Vi siete mai chiesti com'è entrare nella mente di uno scrittore?
La risposta è Dany Laferrière.
Sono uno scrittore giapponese è il titolo del suo ultimo libro tradotto in Italia da Francesca Scala per l’editore 66thand2nd.
Tema centrale del romanzo è l’identità che almeno sulla carta viaggia senza passaporto e alla domanda Lei è uno scrittore haitiano, caraibico o francofono? risponde “Prendo di volta in volta la nazionalità di chi mi sta leggendo.”
Un altro tema portante è il percorso narrativo, il dietro le quinte di un libro che esiste solo nella testa del suo autore, quando è ancora un abbozzo, un progetto. L’autore non ha nessuna fretta di entrare nel vivo e passa mentalmente in rassegna le immagini che vorrebbe vedere nel libro, mentre i personaggi entrano ed escono dal suo campo visivo, lo tormentano, lo tiranneggiano, lo chiamano, lo invitano a pranzo, c’è fermento intorno al libro che vuole scrivere. Un crescendo di emozioni che lo colpiscono duramente: pare sia tutta colpa del titolo che ha scelto. Eppure lui sostiene che in tutto questo tempo non si è mai mosso dal divano.
Una immagine molto bella è il match tra l’autore e il titolo finito letteralmente al tappeto A quel punto mi balza alla gola e l’istante dopo si ritrova lungo disteso su un foglio. [il titolo] Devo contemplarlo attentamente, voltarlo e rivoltarlo in tutti i sensi. Ogni parola, anzi ogni sillaba, ogni singola lettera deve essere al suo posto. Già perché qualunque sia il libro, saranno proprio quelle parole a rappresentarlo. Saranno le più visibili.
Scrivere un titolo è per il protagonista un affare molto semplice, gli viene naturale, ma che cosa è uno scrittore giapponese?
Qualcuno che vive e scrive in Giappone?
O qualcuno che è nato in Giappone e che, nonostante tutto, scrive?
Oppure qualcuno che non è nato in Giappone e che non sa la lingua, ma che di punto in bianco decide di diventare uno scrittore giapponese? È questo il suo caso.
Un titolo intrigante apparso in una conversazione in un centro commerciale nordamericano tra il protagonista e il suo editore… le parole sono fatte d’aria volano sulle ali del vento, s’insinuano nelle orecchie di sconosciuti che si trovano nei dintorni come è capitato a Tanizaki l’assistente del viceconsole del Giappone e anche addetto culturale con competenze non ben definite.
Mi ha così colpito sentirle dichiarare che lei è uno scrittore giapponese.
Ma io non sono uno scrittore giapponese… Scrivo un libro che si intitola Sono uno scrittore giapponese, ma questo non fa di me uno scrittore giapponese.
Mi scusi, sono un po’ confuso…
Certamente! Ed è proprio questo il punto interessante, che si apre a mille interpretazioni.
Quello che è certo che da questo punto in poi c’è una biforcazione molto netta tra la storia Non-Ancora-Scritta dello scrittore e tutto quello che, invece, viene scritto sull’onda dell’emozione partendo dagli articoli di Tanizaki su una rivista culturale, dibattito che poi è proseguito in TV e infine in strada tra la gente, si sono organizzati gruppi, alcuni di protesta, altri impegnati a capire le conseguenze di tale titolo, sviscerandone ogni implicazione. Un’autostrada di storie che corrono lontano dall’unica Non-Ancora-Scritta come continua a ripetere a tutti lo scrittore anche se nessuno lo ascolta.
Lo stesso Tanizaki ringrazia il protagonista per il suo libro che gli ha cambiato la vita.
E ancora una volta la stessa risposta ma non ho scritto nessun libro.
Pensare a una vita quotidiana fatta di minuscole esplosioni. Una vita elettrica. C’è chi sostiene che quelle immagini appartengano soltanto all’autore e che siano inaccessibili agli altri. Non è detto: possono sempre essere descritte con una precisione tale da farle sfilare davanti agli occhi di chiunque e riuscire addirittura a trasformarle in sentimenti.
A lui basta alludere all’energia che dà vita a un momento per raccontare quel momento senza nessun bisogno di descrivere i personaggi presenti. Una quantità incredibile di comparse tra cui spiccano: Midori, Eiko, Fumi, Hideko, Noriko, Tomo e Haruki, per non parlare poi di autori, libri, film che scivolano nelle pieghe di questo libro inserendosi nella storia mentre l’autore segue le tracce di Bashō attraverso le parole di L’angusto sentiero del Nord.
Un romanzo dove realtà e finzione si mescolano creando una terra di tutti: un altrove che non è solo dell’autore, o solo dei personaggi e nemmeno solo del lettore, ma è uno spazio dove ognuno può trovare ciò che cerca o almeno una parte.
L’arte della scrittura non è un passatempo, decidere di passare la propria vita nell’inchiostro significa valutare l’impatto che avrà sulle nostre vite.
La scrittura è un atto di disciplina, di sforzo, di impegno anche quando l'autore sostiene di non essersi mai mosso dal divano.